Quasi un secolo fa, intorno alla seconda metà degli anni ’20 una famiglia molto facoltosa del tempo, i Morlino, acquistarono i terreni della Società per la bonifica dei terreni ferraresi dalla nobile Jolanda di Savoia dando seguito alla costruzione di una dimora chiamata “villa delle rose“. Costruita per scopi conviviali e per garantire un posto dove riunire la nutrita famiglia sparsa sul territorio lucano, nel 1930, la casa ha vissuto la triste vicenda del terremoto che colpì il Vulture Melfese. Però grazie al rispetto di rigide norme antisismiche la villa resistette al sisma e divenne dimora abituale della facoltosa famiglia nel frattempo che la situazione si “normalizzasse”.
Negli anni a seguire, per le note vicende politiche del ventennio fascista, villa delle rose divenne dimora abituale del’avvocato Leonardo Morlino gran maestro massone di spirito antifascista che, grazie al ritiro nella villa, sfuggì al controllo ed alla persecuzione da parte del regime.
Nel corso del secondo conflitto mondiale alcuni avieri USA trovarono ospitalità a villa delle rose.
Nel corso del secondo conflitto mondiale villa delle rose, divenne dimora abituale di alcuni avieri USA stanziati presso l’aeroporto provvisorio nato a circa 5 km da Venosa.
Dopo la fine del conflitto mondiale, la villa divenne luogo abituale di convivialità e incontro dell’intera famiglia. In particolare nel corso degli anni ’60 rappresentò un vero e proprio esperimento sociale di autarchia realizzata con la costituzione di una “comune” dove tutto era prodotto internamente. Addirittura si hanno testimonianze sulla presenza di una scuola e di una officina meccanica per la riparazione dei mezzi agricoli.
Successivamente la dimora perse il suo spirito autarchico e divenne dimora abituale di Elio Morlino figlio di Leonardo. Colpito da poliomielite in giovane età, la malattia spinse il signor Elio a rifugiarsi nella poesia e proprio nella dimora scrisse la maggior parte delle sue opere.
La villa resiste al sisma del 1980
Il 23 novembre del 1980 la terra trema nuovamente e anche questa volta la villa resiste alle scosse sismiche. Nel frattempo, a causa del diverso destino dei componenti della famiglia Morlino, la villa viene gradualmente abbandonata fino a quando la famiglia Di Lucchio/Traficante l’acquistano e la ristrutturano conservandone la memoria storica e lo spirito conviviale da sempre impronta inconfutabile di questa dimora storica.